lundi 3 juin 2013

L’Europa e lo scontro con Monsanto sugli ogm, una vittoria mutilata

Le campagne di Greenpeace e delle altre associazioni ambientaliste sembrano aver raggiunto il loro obiettivo: impedire a Monsanto Company, la grande multinazionale agraria americana, di distribuire nel vecchio continente sementi ogm. È stato il portavoce dell’azienda in Europa Brandon Mitchener a dare la notizia al quotidiano tedesco Die Tageszeitung. La decisione è stata presa dalla multinazionale da una parte, per il diffuso disinteresse per le sementi geneticamente modificate da parte degli agricoltori europei, e dall’altra in seguito al divieto di avviare coltivazioni con sementi transgeniche a cui ha aderito parte degli Stati membri della Comunità Europea (tra cui l’Italia). Una vittoria dunque a cui prendono parte anche i piccoli produttori locali, le amministrazioni e le aziende biologiche. Monsanto però rammenta con una nota sul profilo Twitter dell’azienda in Europa di continuare ad essere una delle principali aziende fornitrici di sementi “convenzionali” e che quindi continuerà  a dettare legge sul mercato agricolo europeo ed internazionale.
La settimana scorsa l’organizzazione March Against Monsanto, appoggiata dagli ambientalisti, ha organizzato una marcia internazionale contro l’azienda multinazionale per manifestare il malcontento contro le politiche poco trasparenti sulla produzione agricola e contro gli ogm. Una marcia che ha visto la partecipazione di quasi due milioni di persone in tutto il mondo e si è tenuta in oltre 436 città di 51 Paesi. Nel frattempo, però, un nuovo scandalo aleggia intorno alla multinazionale: alcune notizie da oltreoceano portano l’attenzione dell’opinione pubblica sul caso di un agricoltore dell’Oregon che ha trovato tracce di coltivazioni nate da sementi ogm nei suoi campi. Le ricerche riconducono le coltivazioni a varietà di sementi Monsanto sperimentate fino al 2005 e di cui era stato proibito il commercio e il consumo. Il pericolo quindi si materializza anche in Europa, considerando le enormi quantità di frumento che il nostro continente importa dagli Stati Uniti.
Del mais geneticamente modificato in una provetta durante un esperimento in laboratorio (Fonte: www.globalresearch.ca)
In Italia, solo nel 2012, sono state importate oltre 360mila tonnellate di frumento coltivato in America.  Il pericolo, secondo Greenpeace, è che lo sconcertante episodio del contadino americano non sia un solo caso isolato, ma l’emblema di un problema diffuso e tenuto finora nascosto e che ora potrebbe non più riguardare solamente la popolazione americana, ma anche i cittadini europei. Il caso, prosegue ancora l’associazione ambientalista, dimostra come le sementi, una volta entrate nel mercato, non possono essere controllate. Si tratta quindi di una vittoria mutilata, combattuta solo a metà. È necessario quindi intensificare i controlli dei prodotti soprattutto provenienti dagli Stati Uniti e non solo per quanto riguarda le sementi, ma anche i prodotti già lavorati come farine e altri derivati. Le scelte dei singoli Paesi dell’Unione Europea in materia di ogm non possono impedire da sole l’ingresso nel mercato di questi prodotti. È necessaria una normativa dettata dalla Comunità, che prenda in mano la situazione, stabilisca nuove regole comuni e, soprattutto, imponga rigorosi e frequenti controlli alle merci che arrivano in Europa da altri Paesi, soprattutto se tali merci non si sono mai distinte per trasparenza e qualità in fase di produzione.

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