lundi 10 juin 2013

Tutto in 100 chilometri vale quasi un miliardo la formula magica di Alì

LA CATENA DI SUPER E IPER DEL GRUPPO VENETO HA RICAVI PER 866 MILIONI E UNA CRESCITA COSTANTE DEI PUNTI VENDITA. L’ANNO SCORSO HA ASSUNTO QUASI 400 UNITÀ, L’80% A TEMPO INDETERMINATO. ORA INIZIA A ESTENDERSI FUORI REGIONE VERSO L’EMILIA

Padova È la strategia del contrario. Mentre la maggioranza delle imprese italiane cerca nell’esposizione internazionale la via di fuga dalla crisi, Gruppo Alì, retailer padovano del settore alimentare resiste alla recessione grazie al localismo. Dimostrando che il radicamento territoriale, anche nell’era della diversificazione geografica ad ogni costo, mantiene una sua (valida) ragion d’essere. Con il suo modello distributivo a corto raggio il gruppo è riuscito, nel 2012, a chiudere con ricavi in incremento. Alla base dei buoni risultati il rispetto di una regola aurea, sempre la stessa da più di 40 anni: punti vendita non lontani più di 100 chilometri dall’hub logistico. Una regola che ha funzionato anche nell’annus horribilis dei consumi alimentari, in caduta libera. Secondo l’ultimo Rapporto Istat, infatti, la strategia di contenimento della spesa degli italiani è legata anche al luogo in cui viene effettuato l’acquisto: “aumentano le famiglie che si rivolgono agli hard discount per i generi alimentari (dal 10,5% del 2011 al 12,3% nel 2012) a scapito prevalentemente dei supermercati, ipermercati e negozi tradizionali”. Inoltre: “La percentuale di famiglie che, tra il 2011 e il 2012, ha ridotto la qualità o la quantità dei generi alimentari acquistati, aumenta in modo consistente dal 53,6% al 62,3%”. Nonostante questo quadro, Gruppo Alì ha chiuso con vendite in crescita del 9% (+3% a parità di perimetro della rete), assumendo
quasi 400 persone, aprendo ancora punti vendita, in tutto cinque su un network di 100 supermercati. La formula magica è il localismo unito alla filosofia dei piccoli passi: poche aperture, una crescita misurata, ma costante. E un’unica sfida, essere i migliori sulla piazza di riferimento: il Veneto. Nell’epoca della diversificazione geografica, Gruppo Alì ha scommesso tutto sulla territorialità, e, infatti, in Veneto ha una quota di mercato del 14,6%, 98 punti vendita (2 sono in Emilia Romagna) e circa 3mila dipendenti. Francesco Canella, presidente e fondatore dell’azienda rivendica le origini umili del suo successo, quasi ad amplificarne i risultati di oggi. «Ho rilevato negli anni Cinquanta un piccolo supermercato, quello che qui chiamiamo casolìn». La tipica bottega di quartiere se l’è inventata lui. E dopo quarant’anni, il primo supermercato è stato aperto nel 1971, la formula è rimasta la stessa. Metrature gestibili, non più di 2/3mila metri quadrati, il banco del fresco (salumi e formaggi), il reparto frutta e verdura, ma sugli scaffali anche i prodotti confezionati delle più conosciute marche dell’industria alimentare. «Sono stato in America, a Boston - racconta Canella - ho visto come facevano lì. E ho portato il banco tradizionale della piccola bottega di quartiere su scala più ampia». Per riuscire a mantenere salvo questo modello territoriale, tuttavia, il raggio d’azione si deve fermare alla regola aurea dei 100 chilometri. «Abbiamo magazzini che lavorano 24 ore al giorno, ogni mattina partono i camion con i prodotti freschi, che carichiamo dalle 2 alle 6 della mattina. Se avessimo punti vendita che superano questa distanza non riusciremmo a consegnare i prodotti che ci arrivano da contadini e cooperative il pomeriggio, entro la mattina del giorno dopo». Nel 2008 Gruppo Alì fatturava 650 milioni di euro, nel 2012 i volumi di vendita hanno raggiunto 866 milioni complessivi. «Quest’anno - dice Canella - la previsione è di aumentare il fatturato di un altro 2%, a rete costante. Apriremo altri punti vendita, 2/3 almeno, a Vicenza e a Padova, mantenendo la nostra strategia. La conoscenza della clientela e il servizio, che realizziamo investendo sulla formazione dei nostri collaboratori, ci permettono di riuscire a competere anche con grossi gruppi internazionali ». Il network di insegne Alì e Alìper dà lavoro a 2.911 dipendenti di cui la metà sono donne. L’anno scorso sono state assunte altre 393 persone. In un periodo di precarizzazione del lavoro dipendente, il dato di Alì è, inoltre, in controtendenza: l’80% dei contratti sono a tempo indeterminato. Quest’anno l’espansione proseguirà oltre il territorio veneto: «Abbiamo già aperto due punti in Emilia Romagna, sempre mantenendo la regola dei 100 chilometri. Pensiamo di aumentare ancora la nostra presenza in questa regione», afferma ancora Canella. Quella dei piccoli passi resta, con il presidio geografico, una ricetta immutata. Da quando nel 1958 Canella si comprò una piccola rivendita alimentare a Padova, portando il modello del banco del fresco nei negozi di quartiere così come nei super store. Un’idea semplice, come la genesi dell’insegna: «Alì sta per alimentari racconta l’imprenditore - a quei tempi c’erano tutti questi nomi stranieri, noi ne abbiamo scelto uno che fosse facilmente comprensibile dalla gente». Accanto, un iper del gruppo Alì che fa capo alla famiglia Canella Alì è una abbreviazione di “alimentari”.

Source: Republica (http://goo.gl/aBxjg)

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