Nonostante la crisi economica, l’agricoltura biologica risulta ancora in forte espansione a livello internazionale sia sul fronte della domanda che dell’offerta, con superfici agricole che, soprattutto in determinate aree, vanno ampliandosi a ritmi indubbiamente interessanti.
Nel 2011, come ci illustra Fabio Del Bravo, Responsabile della Direzione Servizi di mercato e supporti tecnologici dell'ISMEA, le superfici mondiali coltivate ad agricoltura biologica sono ammontate a 37,2 milioni di ettari e sono cresciute del 3% sul 2010, mentre gli operatori bio, pari nel complesso a 1,8 milioni, sono aumentati del 14,3%.
Di pari passo con tali incrementi a livello strutturale, è cresciuto anche il mercato mondiale (+6,3% nel 2011), valutato in circa 48 miliardi di euro. Il valore del mercato si concentra in gran parte in Nord America ed in Europa, mentre le superfici più ampie nonsempre corrispondono alle zone dove si sviluppano i più alti fatturati. Tutto ciò è determinato anche da un forte orientamento all’export di molti continenti verso le aree a maggiore domanda.
Nel 2011, anche in Europa risultano in crescita le superfici (+6%) e il mercato (+9%). Il paese con il giro d’affari più rilevante è la Germania con un valore del mercato nazionale pari a 6,6 miliardi di euro, seguita dalla Francia (3,8 miliardi) e dal Regno Unito (1,9 miliardi). Al quarto posto l’Italia, con 1,7 miliardi di valore del mercato interno (3,1 se si considera anche l’export) ed un peso sul fatturato europeo dell’8%.
Risultati questi, sia pur non supportati da un’elevata spesa pro-capite, che discendono da un buon andamento nel nostro Paese della domanda sia interna che estera. Nonostante la crisi economico-finanziaria, il mercato italiano del bio continua a crescere, confermando una dinamica positiva in atto da diversi anni.
Sulla base delle elaborazioni Ismea dei dati del Panel Famiglie Gfk-Eurisko, nel primo semestre del 2013 gli acquisti domestici di biologico confezionato sono aumentati dell’8,8% in valore, mentre nello stesso periodo la spesa agroalimentare è risultata in flessione (-3,7%). Il comparto biologico sembra quindi ancora andare in netta controtendenza rispetto al settore food nel suo complesso.
La dinamica dell’anno in corso è dipesa in modo particolare dagli aumenti a due cifre fatti registrare dai biscotti, dolciumi e snack bio (+22,7% in valore), dagli ortofrutticoli freschi e trasformati (+14,6%) e dalle uova (+11,3%), mentre in misura minore hanno inciso gli incrementi della pasta, del riso e dei sostituti del pane (+8,4%). Sostanzialmente stabile l’andamento della spesa per i lattiero-caseari e le bevande bio, mentre molto interessanti sono risultati gli incrementi per il miele e per gli omogeneizzati, sebbene in associazione a valori di mercato abbastanza contenuti.
Dalla prima analisi dei dati forniti al Ministero dagli Organismi di Controllo (OdC) operanti in Italia al 31 dicembre 2012, sulla base delle elaborazioni delSINAB – Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, risulta che gli operatori del settore sono 49.709 di cui: 40.146 produttori esclusivi; 5.597 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 3.669 che effettuano sia attività di produzione che di preparazione; 297 operatori che effettuano attività di importazione. Rispetto ai dati riferiti al 2011 si rileva un aumento complessivo del numero di operatori del 3%. La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia seguita dalla Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche; mentre per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all’Emilia Romagna seguita da Lombardia e Veneto.
La superficie coltivata secondo il metodo biologico, risulta pari a 1.167.362 ettari, con un aumento complessivo, rispetto all’anno precedente, del 6,4%. I principali orientamenti produttivi sono il foraggio, i cereali e i pascoli. Segue, in ordine di importanza, la superficie investita ad olivicoltura.
Per le produzioni animali, distinte sulla base delle principali specie allevate, i dati evidenziano rispetto allo scorso anno un aumento consistente, in particolare per i suini (+32,2% del numero di capi) e per le api (+29,2% del numero di arnie).
Nel 2011, come ci illustra Fabio Del Bravo, Responsabile della Direzione Servizi di mercato e supporti tecnologici dell'ISMEA, le superfici mondiali coltivate ad agricoltura biologica sono ammontate a 37,2 milioni di ettari e sono cresciute del 3% sul 2010, mentre gli operatori bio, pari nel complesso a 1,8 milioni, sono aumentati del 14,3%.
Di pari passo con tali incrementi a livello strutturale, è cresciuto anche il mercato mondiale (+6,3% nel 2011), valutato in circa 48 miliardi di euro. Il valore del mercato si concentra in gran parte in Nord America ed in Europa, mentre le superfici più ampie nonsempre corrispondono alle zone dove si sviluppano i più alti fatturati. Tutto ciò è determinato anche da un forte orientamento all’export di molti continenti verso le aree a maggiore domanda.
Nel 2011, anche in Europa risultano in crescita le superfici (+6%) e il mercato (+9%). Il paese con il giro d’affari più rilevante è la Germania con un valore del mercato nazionale pari a 6,6 miliardi di euro, seguita dalla Francia (3,8 miliardi) e dal Regno Unito (1,9 miliardi). Al quarto posto l’Italia, con 1,7 miliardi di valore del mercato interno (3,1 se si considera anche l’export) ed un peso sul fatturato europeo dell’8%.
Risultati questi, sia pur non supportati da un’elevata spesa pro-capite, che discendono da un buon andamento nel nostro Paese della domanda sia interna che estera. Nonostante la crisi economico-finanziaria, il mercato italiano del bio continua a crescere, confermando una dinamica positiva in atto da diversi anni.
Sulla base delle elaborazioni Ismea dei dati del Panel Famiglie Gfk-Eurisko, nel primo semestre del 2013 gli acquisti domestici di biologico confezionato sono aumentati dell’8,8% in valore, mentre nello stesso periodo la spesa agroalimentare è risultata in flessione (-3,7%). Il comparto biologico sembra quindi ancora andare in netta controtendenza rispetto al settore food nel suo complesso.
La dinamica dell’anno in corso è dipesa in modo particolare dagli aumenti a due cifre fatti registrare dai biscotti, dolciumi e snack bio (+22,7% in valore), dagli ortofrutticoli freschi e trasformati (+14,6%) e dalle uova (+11,3%), mentre in misura minore hanno inciso gli incrementi della pasta, del riso e dei sostituti del pane (+8,4%). Sostanzialmente stabile l’andamento della spesa per i lattiero-caseari e le bevande bio, mentre molto interessanti sono risultati gli incrementi per il miele e per gli omogeneizzati, sebbene in associazione a valori di mercato abbastanza contenuti.
Dalla prima analisi dei dati forniti al Ministero dagli Organismi di Controllo (OdC) operanti in Italia al 31 dicembre 2012, sulla base delle elaborazioni delSINAB – Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, risulta che gli operatori del settore sono 49.709 di cui: 40.146 produttori esclusivi; 5.597 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 3.669 che effettuano sia attività di produzione che di preparazione; 297 operatori che effettuano attività di importazione. Rispetto ai dati riferiti al 2011 si rileva un aumento complessivo del numero di operatori del 3%. La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia seguita dalla Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche; mentre per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all’Emilia Romagna seguita da Lombardia e Veneto.
La superficie coltivata secondo il metodo biologico, risulta pari a 1.167.362 ettari, con un aumento complessivo, rispetto all’anno precedente, del 6,4%. I principali orientamenti produttivi sono il foraggio, i cereali e i pascoli. Segue, in ordine di importanza, la superficie investita ad olivicoltura.
Per le produzioni animali, distinte sulla base delle principali specie allevate, i dati evidenziano rispetto allo scorso anno un aumento consistente, in particolare per i suini (+32,2% del numero di capi) e per le api (+29,2% del numero di arnie).
Source: Rai (http://goo.gl/NDJd50)
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