lundi 13 janvier 2014

Semi di permacultura

Prendersi cura della terra senza aggredirla e con metodi naturali, tendere all’autosufficienza alimentare a livello locale, ridurre i consumi di energia ovunque. E, soprattutto, piantare, piantare, piantare alberi. Pensieri di un permacultore
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di  Andrea Maiemi
Attivo insegnante ed educatore, è anche considerato una voce di punta italiana nelle tecniche di ecobuilding, in particolar modo per quel che riguarda la costruzioni con balle di paglia (un tema che ha approfondito in Inghilterra con Barbara Jones e Bee Rowan), ed ha messo a frutto la sua esperienza nella realizzazione dell’edificio che oggi ospita la sua azienda agricola e fattoria didattica, La Boa di Pramaggiore (Ve). Stefano, oltre ai numerosi corsi che tiene in tutto il territorio italiano, insegna presso la Scuola di Pratiche Sostenibili di Milano e presso l’ecovillaggio Gaia a Navarro (Argentina), mentre nei suoi trascorsi c’è anche un ruolo da insegnante presso la facoltà di architettura a Venezia e presso il Cat in Galles (Inghilterra). Esperto di food forest, ne ha realizzate finora più di quindici. Ho perso il conto del numero di edifici di balle di paglia che ha aiutato a costruire.
Abbiamo rivolto a Stefano qualche domanda per conoscerlo meglio e per sentire la sua opinione su alcuni temi collegati alla permacultura, a cui ha gentilmente acconsentito a rispondere.
A che progetti ti stai dedicando al momento?
Sto terminando i lavori sulla nostra casa in paglia; mancano ancora alcuni pavimenti, alcuni intonaci, diverse finiture.
Contemporaneamente continuo a portare avanti il mio lavoro di docente. Oltre ai corsi di agricoltura biologica, permacultura, food forest, costruzione di case in paglia, terra cruda e calce, che sono i miei argomenti principali, sto studiando nuovi corsi su tecniche costruttive alternative che rientrino nelle Normative Italiane
Qual’è la tua meta attualmente?
Arrivare a finire al più presto almeno una parte della casa per poter dedicare maggior tempo alla parte agricola ed all’ ospitalità didattica del Centro di Permacultura La Boa
Un classico: ci dai la tua personale definizione di permacultura?
Progettazione sostenibile
 
Dove e come hai sentito parlare per la prima volta della permacultura? E come hai cominciato?
Già da 15 anni mi occupavo di agricoltura biodinamica e biologica facendo l’agricoltore, il consulente e l’insegnante. Per ”caso”. Nel 1999 tenni un convegno sugli OGM a Dolceacqua (IM). Al termine dell’evento Antonella di Torri Superiore accennò al corso che si sarebbe tenuto presso l’Ecovillaggio. Incuriosito mi sono iscritto. Da lì, tutto è cominciato…
food forest 003In cosa l’essere un permacultore ha cambiato la tua vita?
Dare un nome a cose che già si fanno o si sentono dentro a volte ti dà sollievo. A volte ti risveglia uno schiocco di dita, a volte un passaggio graduale, ma comunque è importante aumentare la propria consapevolezza per arricchire la propria vita giorno per giorno.
La permacultura in Italia sembra essere più indietro come diffusione rispetto ad altri paesi europei: secondo te quale potrebbe essere la causa principale? E quali le possibili soluzioni?
Sembra… In realtà siamo tra i paesi più attivi in Europa per quanto riguarda le attività formative, divulgative e le applicazioni pratiche; lo hanno anche dimostrato i resoconti delle rappresentanti della nostra Accademia Italiana di Permacultura che partecipano alle convergenze europee. Spesso abbiamo realtà molto interessanti a pochi passi da casa e non lo sappiamo.
Il nostro limite credo che sia nella nostra difficoltà di ‘fare rete’. Quando ero Presidente dell’Accademia ho sempre sollecitato una maggiore presenza a livello europeo e un rifacimento del nostro sito perché fosse maggiormente utilizzabile come strumento di interscambio, ma probabilmente i tempi non erano maturi. Ora però le cose si stanno muovendo molto bene e velocemente
Questa civilizzazione sembra essere un po’ alla frutta: come credi che andrà a finire?
Io sono sempre positivo; non ho una ricetta risolutiva, ma credo che il limite sia nella nostra immaginazione; confido nelle grandi risorse creative e nel buon senso, a volte apparentemente assopito, delle persone
Le tre cose principali da cambiare per un futuro migliore, globalmente parlando?
Tendere all’autosufficienza alimentare a livello locale; ridurre i consumi di energia; piantiamo, piantiamo, piantiamo alberi!
Come influirà il cambiamento climatico in corso sui tuoi futuri progetti?
Non avendo certezze, credo che dobbiamo in ogni caso aumentare la nostra resilienza. Essere pronti a tutto, anche di più!
Off the grid or not off the grid?
Se posso preferisco essere autonomo, ma dobbiamo comunque rivedere i nostri consumi
food forest 016Arare o non disturbare la terra?
Credo che nell’orto famigliare sia meglio non toccare la terra; su grandi estensioni diventa più complicato. Si possono comunque fare ottime produzioni con minime lavorazioni, questo ormai l’abbiamo già dimostrato da tempo inserendo sempre erbai da sovescio e facendo rotazioni appropriate.
La ‘non lavorazione’ di appezzamenti di grandi dimensioni in agricoltura biologica è stato un obiettivo sul quale ho lavorato per quasi tre decenni in diverse parti del mondo, ma non ho visto risultati soddisfacenti e costanti
Solo piante native o anche aliene?
Non esistono piante aliene! Gli alieni siamo noi quando le definiamo aliene! Le piante si sono sempre spostate molto prima degli esseri umani, facendo viaggi molto più lunghi e a minor impatto ambientale rispetto a quanto facciamo noi oggi. Quando insegno a realizzare le Food Forest, c’è sempre una parte di osservazione del luogo che ci ospita con il riconoscimento delle piante autoctone utilizzabili ai nostri fini. Inizio quindi dalle piante autoctone. Se poi voglio piantare un’essenza alloctona, che mi piace o mi serve, è fantastico poterlo fare
In fin dei conti io non sono autoctono nel luogo dove vivo e mi sono pure riprodotto !
Il ciclo della luna ha davvero un influenza significativa sulle coltivazioni secondo te?
Sicuramente sì, ma spesso non abbiamo la possibilità di seguirlo meticolosamente.
Dovendo scegliere un ipotetico compagno di sventura in un altrettanto ipotetico naufragio su un’isola deserta, Fukuoka o Mollison?
Credo che Fukuoka fosse più simpatico!
Puoi raccomandarci un libro per chi comincia a dedicarsi alla permacultura? E uno per chi già la pratica?
”Introduzione alla Permacultura” di Bill Mollison e Mia Slay per chi si avvicina; ”Permacultura” di David Holmgren per approfondire.

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