mercredi 20 novembre 2013

e-food, la crisi si combatte cambiando, anche grazie al web

La crisi si combatte cambiando, guardando all’esistente e ai processi che si sono inceppati con occhi diversi e più attenti, mettendo a frutto la creatività e avvalendosi della commistione di saperi. Anche in un settore come quello alimentare grazie all’e-food. Con questo spirito la piattaforma e-commerce per botteghe alimentari Tacatì ha presentato a Golosaria, uno dei principali appuntamenti italiani dedicati al gusto, il suo vademecum per la filiera alimentare, composto di 6 semplici mosse: equilibrio economico, qualità, conservazione dei sapori tradizionali e made in Italy, risparmio alimentare e filiera corta, sostenibilità ambientale e, non ultimo, alfabetizzazione digitale. Un mix che ha consentito all’azienda fondata dai due astigiani Stefano Cravero e Giulia Valente, di aprire dapprima in Piemonte, con Torino, Asti, Cuneo e Biella, poi a Milano e , nel giro di due settimane, anche in Toscana con Firenze, Pisa e Pistoia. Obiettivo: affiliare 1.000 botteghe nei prossimi 5 anni. Un sistema economico sano è quello in cui ogni soggetto coinvolto gode di una porzione di benessere. Nei sistemi in cui alcune parti sono favorite a discapito di altre, sul lungo periodo emergono conflitti poi difficilmente sanabili. Su Tacatì ciascun soggetto ha invece ruolo e vantaggi propri: i bottegai possono contare su un canale di vendita in più e allargare così la propria clientela a tutta la città, gestendo gli ordini in maniera ottimale, senza scorte o sprechi; i produttori possono contare su un maggiore potere contrattuale e maggiore liquidità a fine mese; infine, i clienti comprano online solo prodotti di qualità come se li avessero scelti personalmente nella bottega sotto casa e ricevono la spesa o a domicilio o in ufficio o in un punto ritiro convenzionato. La qualità dei prodotti, anche a fronte di un prezzo leggermente superiore, premia tutta la filiera. Per questo motivo Tacatì propone solo alimenti di qualità, di filiera corta, alla spina o biologici. In tale ottica ispeziona e valuta personalmente le botteghe che intendano affiliarsi per capire se possiedano i requisiti per vendere attraverso la propria piattaforma. Secondo l’ultimo report ISTAT sui prodotti agroalimentari di qualità (dati 2012), l’Italia si riconferma primo paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione Europea: 248 i prodotti di qualità riconosciuti al 31 dicembre 2012 (nove in più rispetto al 31 dicembre 2011). Di questi, 243 risultano attivi. I settori con il maggior numero di riconoscimenti sono gli ortofrutticoli e cereali (98 prodotti), i formaggi (45), gli oli extravergine di oliva (43) e le preparazioni di carni (36). Le carni fresche e gli altri settori comprendono, rispettivamente, quattro e 22 specialità. Le regioni con più Dop e Igp sono Emilia-Romagna e Veneto, con 36 e 35 prodotti riconosciuti. Secondo l’ultima rilevazione del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisko, per tutto il 2012 è continuata la crescita della domanda di prodotti biologici confezionati nella GDO, segnando un +7,3% in valore, dopo l’incremento del 9% circa del 2011. I dati per macroripartizione territoriale confermano una maggiore propensione al consumo di prodotti biologici nelle regioni settentrionali, che rappresentano oltre il 70% del mercato, a fronte di una quota di quasi il 23% del Centro Italia e di circa il 7% del Mezzogiorno. La dinamica degli acquisti rivela un andamento positivo in tutte le aree a eccezione del Sud che ha chiuso in 2012 in flessione del 7,1% su base annua. La selezione adottata dalle botteghe porta a una conservazione dei sapori locali e degli alimenti genuini di un tempo di cui si sta perdendo pian piano memoria e che ormai sempre più spesso si possono trovare solo nei ristoranti di un certo livello. Su Tacatì è quindi possibile trovare, a titolo di esempio, prodotti come il Pan Tranvai, le lenticchie di Colfiorito, il Riso vialone nano, la Mostarda di zucca, le Cicerchie decorticate, le Linguine al limon pepe trafilate al bronzo. Un sistema che predilige la filiera corta riduce lo spreco alimentare: l’approvvigionamento delle botteghe dai produttori avviene sulla base di una previsione di consumo più fedele e realistica. Inoltre, la riduzione delle figure intermediarie, così come dei passaggi dal produttore al consumatore, garantisce una migliore conservazione dei prodotti e quindi un minore spreco lungo tutto il processo. Gli ultimi dati diffusi da Waste Watcher ci dicono che in Italia ogni anno gettiamo 8,7 miliardi di euro in spreco alimentare domestico: circa 213 grammi di cibo per un costo di 7,06 euro/settimana per famiglia. Una filiera alimentare sana non può prescindere dall’attenzione all’ambiente. Sempre la filiera corta garantisce una riduzione dell’inquinamento atmosferico grazie a trasferimenti di minore percorrenza dei prodotti. Inoltre, la predilezione per prodotti di natura biologica e locale limita l’uso di pesticidi e sostanze nocive per l’aria che respiriamo. Sempre Waste Watcher ci dice che aumenta la sensibilità ambientale: il 72% degli italiani ritiene che lo sviluppo economico e l’occupazione debbano passare da la tutela dell’ambiente (nel 2007 la percentuale era del 57%). Waste watcher ha indagato le cause dello spreco, sono 9 gli spreco-tipi italiani segmentati dal rapporto: il 35% appartiene alla categoria meno sprecona e getta solo 4.81 euro settimanali per nucleo familiare. Si tratta di italiani che ritengono che la quantità di cibo che giornalmente viene buttato rappresenti per il pianeta un problema molto grave. Tacatì nasce con la missione di supportare la filiera agroalimentare locale. Cerca di farlo dando uno strumento in più, cioè una piattaforma di commercio elettronico, ai piccoli bottegai di qualità di quartiere delle città, i quali difficilmente potrebbero sostenerne i costi. Un canale di vendita aggiuntivo che non intende sostituire quello tradizionale ma, al contrario, permettergli di restare in vita. L’idea è che in una città, dove il modello della Gdo si sta affermando sulle piccole realtà, anche i piccoli esercizi commerciali alimentari possano essere raggiunti facilmente da una clientela che vive in quartieri fuori mano ma che intende in ogni caso fare la spesa proprio come dal proprio salumiere. L’ecommerce in Italia cresce a doppia cifra da diversi anni (+18% nel 2013) e i web shopper sono più di 14 milioni, quasi il 50% dell’utenza totale Internet. Le vendite da siti con operatività in Italia toccano quota 11,3 miliardi di euro e il valore aggregato di quelli realizzati attraverso smartphone e tablet raggiunge il 12% del totale. Anche nel 2013 crescono di più i prodotti (+25%) che i servizi (fonte Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano, nov. 2013). “Tacatì non intende rimpiazzare il faccia-a-faccia con il web. Tutt’altro. Vuole consentire a questo modello economico tradizionale, fatto di persone, esperienza, competenze, sapori e saperi locali, di continuare a vivere perché i cittadini possano acquistare facilmente alimenti freschi e di qualità selezionati dai produttori locali, non sempre e solo prodotti commerciali”. Una nuova prospettiva che non esclude l’aspetto sociale della spesa (conoscere i vicini di casa, farsi consigliare dal bottegaio) e del gusto (gli assaggi dei nuovi prodotti, il profumo e l’aspetto degli alimenti esposti) ma lo integra in una nuova esperienza che gli vale la sua stessa sopravvivenza. Grazie al web, con i positivi effetti sociali ed economici che può procurare a tutta la comunità.

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Source: Green Planner (http://goo.gl/NZEcCX)

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